Driving in Even
By Rodolfo ROMEO
Molto spesso si parla di paradiso terrestre con riferimento ad alcuni meravigliosi luoghi che il nostro mondo ci offre in regalo.
Tuttavia, tra quelli che ho avuto la fortuna di visitare, il Costarica è certamente il posto che più si avvicina alla mia personale idea di paradiso. Per chi, come me, è affascinato più dalle opere della natura che da quelle dell’uomo, il Costarica rappresenta una meta imperdibile.
Per questo motivo con gli amici del Moto Club Roma abbiamo chiesto alla MotoRideExperience (che ha ormai maturato una buona esperienza sul territorio) di organizzare un breve viaggio, ovviamente in moto, “su misura “ per noi e le nostre compagne di vita che, proprio per la facilità del viaggio, non ne hanno voluto sapere di rimanere a casa.
A casa, anzi in garage, sono rimaste le nostre amate compagne di avventura perché sul posto è possibile noleggiare dal concessionario BMW di San Jose (capitale del Costa Rica) moto adatte al percorso e, cioè, una leggera enduro stradale che permette di percorrere agevolmente le molte strade bianche, che in molti casi costituiscono l’unica via di accesso ad alcuni dei luoghi più belli del Paese.
Del resto le percorrenze giornaliere sono abbastanza limitate perché la superficie del Costarica –solo circa 50.000 Kmq- consente in poche ore di raggiungere la meta prevista senza alcuna fatica. Il bello del Costarica è proprio questo: in un fazzoletto di terra sono racchiuse e custodite con attenzione tutti i sei tipi di foresta tropicale esistenti al mondo, bellissime spiagge tropicali perfettamente attrezzate per il turismo, altre solitarie e selvagge, montagne e vulcani alti 3.500 metri.
Ogni tipo di sistemazione, per tutte le tasche, sono a disposizione per visitatori e viaggiatori.
Dopo un lungo volo aereo e la prima notte passate nella capitale (che sinceramente non offre nulla di indimenticabile), abbiamo “conosciuto” le nostre cavalcature, cinque F700GS ed una G650 Sertao, ed abbiamo subito puntato verso nord attraverso una fitta foresta pluviale che non ha voluto smentire il proprio nome. Ma la temperatura è gradevole e la pioggia dura solamente un’ora e lascia il posto ad un forte sole caldo che dà vita a colori splendenti ed accecanti. L’impressione di tutti è quella di guidare all’interno di un orto botanico e questo ci fa sentire degli intrusi in questa natura lussureggiante dove alberi immensi, sui quali vivono uccelli ed animali sconosciuti a noi europei, sono i padroni incontrastati. Il Costa Rica, infatti, è la nazione al mondo con la maggiore percentuale di territorio destinata parco naturale.
I due giorni successivi sono dedicati alle montagne ed ai parchi del centro del Paese che comprendono la zona del vulcano Arenal ed il parco nei pressi della cittadina di Monteverde -raggiungibile solamente su strade sterrate, proprio per evitare un eccessivo accesso di turisti- dove è situata una delle poche foreste nebulose del Pianeta. Sembra di essere entrati nel film Avtar: gli alberi sono vere cattedrali che contengono al loro interno numerose forme di vita vegetale ed animale, dipendenti una dall’altra. Sicuramente James Cameron si è ispirato a quegli alberi nella scenografia del suo film.
Lasciata Monteverde la strada bianca scende verso valle e si trasforma in asfalto perfettamente tenuto e modellato apposta per essere appieno goduto e divorato dalle nostre moto. Dolci colline sulle quali corre la strada con continui saliscendi e curve perfettamente raccordate tra loro. Traffico inesistente.
La strada si immette, poi nella mitica Panamericana, la direttrice che congiunge la Patagonia con l’Alaska. Trafficatissima ma affascinate per la presenza di veicoli e trak allestiti per le lunghe percorrenze.
Abbandonata la Panamericana che abbiamo percorso per circa 80 Km in direzione nord puntiamo verso ovest per raggiungere la Peninsula de Nicoia.
In questa zona sono situate le spiagge più popolari e famose (Plaia El Coco, Plaia Tamarindo, Plaia Carrillo, etc) scelte sia da molti stranieri come dimora definitiva dove godersi la pensione, sia da giovani amanti degli sport acquatici. L’ambiente è comunque rilassato e smart, mai caotico e si alternano baie tranquille con spiagge assolutamente selvagge. Davanti, sul mare, si osserva il passaggio di uccelli marini tra cui i meravigliosi pellicani che volano sfiorando le creste delle onde. Dietro, sulla terraferma, l’attenzione è attratta dalle scimmie che come funamboli passano tra i rami degli alberi in cerca di frutti da mangiare e da un’infinità di uccelli che luccicano per i loro colori splendenti. Negli specchi d’acqua dolce poco all’interno della spiaggia non è difficile incontrare qualche Caimano. Che spettacolo!
Lasciata la Peninsula de Nicoia ritorniamo sui nostri passi per dirigerci a sud sempre sulla costa del Pacifico per far visita alla regione di Puntarenas. Qui si raggiunge uno straordinario equilibrio di bellezza tra la foresta pluviale umida ed il caldo oceano sul quale affaccia. E’ impossibile dire quale sia più affascinante, ma è certo che trovarsi in questa indecisione è meraviglioso. Fuori dalla stanza dell’albergo gironzolano indisturbati iguana grandi un metro (non sono aggressivi, ma è meglio tenere la porta chiusa) sugli alberi scorrazzano le scimmie Cappuccino (le più coraggiose non disdegnano un bagno in piscina) e volano i coloratissimi Tucano, poco più avanti il bianco abbagliante sella spiaggia si tuffa in tutte le sfumature dell’azzurro del mare.
Ma è tempo di lasciare la costa perchè all’interno ci aspettano i 3500 metri del vulcano Irazù. Qui il panorama è, ovviamente, completamente diverso. Impossibile contare le diverse tonalità del verde. Le foreste ed i boschi si alternano a coltivazioni (obbligatoriamente biologiche) di caffè e di frutta tropicale.
Sulle montagne si scontrano le correnti umide dei due oceani ed è facile trovare nebbia e pioggia, ma tutto sommato le nostre leggere tute impermeabili assolvono il loro dovere ed il manto stradale sempre è ben tenuto e non ci sono particolari problemi. Tuttavia la temperatura scende dai 36 gradi della costa agli otto della sommità del Vulcano e dobbiamo coprirci meglio perchè l’abbigliamento tecnico che abbiamo portato è estivo, ma tutto sommato la scelta è stata appropriata.
Ritorniamo in pianura per dire addio, anzi arrivederci, alle nostre moto che, con il loro comportamento sempre adeguato alle nostre necessità, ci hanno fatto affezionare (non ditelo a quelle rimaste a casa, ne sarebbero gelosissime!).
Il viaggio in moto, quindi è finito ma “l’avventura continua”. Poche ore di bus sono sufficienti per raggiungere la costa atlantica, molto più selvaggia ed ancor meno antropizzata. Infatti, sull’Atlantico si affaccia la foresta “amazzonica” più a nord del continente. Vi si accede solo con piccole barche percorrendo alcuni canali navigabili che si addentrano nella foresta sino ad arrivare nella zona chiamata Tortuguero. Infatti la lunghissima spiaggia, del tutto inospitale per attività nautiche per la presenza di grandi squali, di un mare quasi sempre mosso e di forti correnti, viene scelta dalle tartarughe di mare per la riproduzione e la deposizione delle uova. La schiusa avviene a giugno-luglio ma vi lascio immaginare con quale attenzione la zona viene custodita.
Noi per due giorni siamo ospiti di un bel resort organizzato con ogni confort ed organizzato proprio per poter visitare la zona anche con preparatissime guide che illustrano flora e fauna sella zona e che preparano gli ospiti ad essere svegliati di soprassalto durante la notte dalle scimmie urlatrici. Credetemi che il nome è del tutto appropriato e non sfigurerebbe come sonoro in un film del terrore.
Purtroppo il volo di ritorno non ne vuole sapere di aspettarci e, quindi, con vero rammarico dobbiamo salutare il Costarica: ci attende il freddo inverno a casa che sarà scaldato dal caldo ricordo di questa splendida avventura … in attesa di organizzarne un’altra.