EPILOGO DI UN ABRUZZIADE DI QUALCHE ANNO FA
Cari amici,
sento il bisogno di confidarvi una mia sensazione che, certamente, tutti voi avete provato.
Si tratta di circostanze particolari che provocano delle sensazioni emotive difficilmente spiegabili.
Chi usa intensamente la moto è consapevole di guidare un mezzo potenzialmente rischioso -fate pure gli scongiuri…ma non consumate troppo la stoffa al cavallo dei pantaloni- ma presumiamo che scesi dalla moto il pericolo sia passato.
Purtroppo non sempre è così!!! Sentite cosa è successo.
Le bellissime Abruzziadi di sabato e domenica scorsa (sempre grazie infinite a Battaglione per la organizzazione) sono trascorse senza alcun intoppo, neanche una bucatura (mancava Massimo), insomma tutto liscio e divertente, nulla lasciava presagire cosa sarebbe accaduto…
Finito il fuoristrada, siamo tornati in moto al parcheggio di Rieti dove avevo lasciato la macchina con il carrello ed abbiamo caricato la moto mia, quella di Oreste e di Bob per lasciarle da Ciocioni, per guarire qualche piccolo acciacco.
Siamo arrivati ma, siccome l’officina era chiusa, dovevamo lasciare le moto a casa sua che sta proprio di fianco all’officina.
La casa è costruita su una collina molto scoscesa, su due livelli: il primo a piano della strada, dove abbiamo lasciato auto e carrello, il secondo più in basso, al quale si accede tramite una ripida rampa che porta ad un lastricato che confina con la casa stessa e con il terreno circostante molto scosceso, quasi un baratro.
Bob, che pure durante le Abruzziadi aveva tentato la buona sorte con pinne, salti e evoluzioni varie, ha pensato di sfidare la Nera Signora…
Fa scendere la sua moto -che tanto fedelmente lo aveva servito- dal carrello, ci monta sopra all’amazzone, cioè con le due gambe dallo stesso lato ed il possente deredano sulla sella, scende dalla rampa, si avvicina al ciglio del piazzale con le spalle al baratro, sta per fermarsi e …. batastrank!! finisce di sotto.
Attirati dallo stridore delle povere lamiere contorte della Beta, ci voltiamo e vediamo solo parte delle ruote della moto che si era fermata sottosopra proprio all’inizio della scarpata, dove un provvidenziale olivo aveva impedito al cavallo d’acciaio ed al provvido cavaliere di finire di sotto.
Bob era praticamente seduto sul lato della moto e chiedeva aiuto per riuscire a divincolarsi dalla presa della moto che, vergognosamente, lo aveva attanagliato: era finito seduto proprio sulla pedanina della moto che, quindi, aveva violato le parti più intime del nostro amico. Poverino! ora certamente saprà comprendere molto meglio la mentalità del terzo sesso, (speriamo che non arrivi mai al punto di depilarsi).
Insomma, abbiamo dovuto tirare su prima Bob, provocando un orribile rumore, tipico della bottiglia di Champagne che viene stappata, e poi la moto prendendola dalle ruote per issarla sul piazzale.
Ebbene, dopo aver passato anni alla guida di moto di vari tipi, sulle strade di mezzo mondo, nelle condizioni più disparate… ho rischiato di morire d’infarto per le risate.
Rudy